Le regole fiscali per gli enti locali (ad esempio, il pareggio di bilancio o i limiti all’indebitamento) servono ad evitare che le amministrazioni gestiscano in modo irresponsabile le proprie finanze. Per rafforzare questi vincoli, molti ordinamenti nazionali prevedono anche specifiche procedure nel caso in cui le cose dovessero andare male e gli enti locali si ritrovassero in una crisi finanziaria conclamata, senza possibilità di finanziare i servizi o rimborsare i propri debiti (si veda per esempio, Coordes et al., 2023). Tipicamente, queste procedure di dissesto finanziario (bankruptcy procedures) perseguono due obiettivi. Il primo è preventivo: segnalare che eventuali salvataggi da parte dello Stato non saranno gratuiti, scoraggiando così comportamenti rischiosi. Infatti, in genere, le procedure prevedono, come contropartita al supporto fornito da parte dei livelli superiori di governo, una riduzione nell’autonomia degli amministratori locali e, a scapito della cittadinanza, aumenti delle imposte locali e/o tagli ai servizi non essenziali. Il secondo obiettivo è correttivo: gestire in modo ordinato le crisi finanziarie, evitando soluzioni caotiche e creando le condizioni perché le attività fondamentali dell’ente dissestato possano continuare e riprendere a pieno una volta che le condizioni finanziarie siano stabilizzate.