Apre con questa pubblicazione un nuovo spazio di confronto e proposta sulla vita e sul futuro delle città. Abbiamo scelto per la nuova rivista di ALI il nome Eutopica, mutuato dal concetto di eutopia affrontato da molti nella letteratura, ma in particolare dal sociologo spagnolo Manuel Castells. All’utopia, ideale irraggiungibile, Castells preferisce il concetto di eutopia, capace di tenere insieme l’impulso all’azione e alla trasformazione visionaria dei luoghi, tipica dell’utopia, con il buono – segnato dalla radice greca “eu” – in una prospettiva di pragmaticità e realizzabilità. Ci piace, poi, che il suono “eu” richiami anche l’Europa, nostro orizzonte comune e necessario.
Proprio l’unione di praticità, realtà, aspirazione e cambiamento sarà il focus di questa rivista che sarà dedicata ai grandi temi e alle sfide del nostro tempo, partendo dai territori e dalle autonomie locali, ma allargando lo sguardo anche alle dinamiche globali che necessariamente investono le realtà urbane. Immaginiamo questa pubblicazione come un luogo aperto di riflessione sulla forma, sulla natura e sui cambiamenti dei territori e delle città, innanzitutto dalla
prospettiva di chi quotidianamente si confronta con il compito difficile e bellissimo di amministrarle, ma anche raccogliendo le analisi di chi le studia, i desideri e le aspirazioni di chi le abita e le vive.
Vogliamo, soprattutto, dare un contributo affinché le nostre città possano tornare a generare bellezza, accoglienza e felicità. Lo faremo quindi portando anche in questa nuova esperienza editoriale la vocazione progressista di ALI, nella convinzione che proprio le città, con le loro straordinarie energie e la loro ricchezza umana, culturale e sociale, siano avamposti fondamentali per la difesa della qualità democratica, per lo sviluppo e per la giustizia sociale. Le aree urbane sono in effetti i luoghi nei quali si gioca una parte determinante delle sfide della contemporaneità: sono piattaforme ideali per testare e implementare soluzioni
innovative alle questioni più urgenti del nostro tempo, dal contrasto ai cambiamenti climatici alla lotta alle diseguaglianze, fino al governo di fenomeni epocali, come l’irruzione nelle nostre vite dell’intelligenza artificiale.
In una fase di riorganizzazione delle società e di cambiamenti radicali nelle modalità di vivere, produrre e comunicare, pensiamo che sia più che mai necessario un luogo di discussione sulle opportunità di governo e di trasformazione degli organismi urbani, per renderli luoghi più giusti, abitabili, desiderabili.
Non un’utopia, ma una spinta “eutopica”, appunto, sostenuta da progetti, concretezza e buone pratiche, dentro una visione di progresso comune. La rivista, che avrà cadenza trimestrale e che si affiancherà al nostro mensile digitale e alla newsletter “Governare il territorio”, sarà composta da una parte monografica, che affronterà un tema specifico affidato di volta in volta a una figura autorevole, una rubrica di esperienze raccolte dagli enti aderenti ad ALI e una parte dedicata ad alcuni grandi temi di governo degli enti territoriali: diritto delle autonomie locali, storia urbana, politiche comunitarie e finanza
locale. Abbiamo scelto di dedicare questa prima uscita a un argomento assolutamente vitale in questa fase storica, come quello della sostenibilità, con uno speciale curato da Edoardo Zanchini, responsabile dell’Ufficio di scopo sul clima di Roma Capitale, e arricchito da autorevoli interventi. Pensiamo che le autonomie locali, i Comuni, le realtà urbane debbano diventare la trincea più avanzata della transizione ecologica e sociale.
Devono essere il luogo in cui si combatte, si sperimenta, si innova. Come dice Teresa Ribera nella bella intervista ospitata in questo numero di Eutopica, l’Europa può innescare sul clima una straordinaria stagione di innovazione industriale e sociale partendo dalle città. Con le analisi e gli esempi virtuosi di città come Parigi o Atene presentati in questo numero, intendiamo mostrare che ciò è possibile, anche per contrastare un pericoloso tentativo di inversione di marcia sulle politiche green che vediamo diffondersi in Italia e nel mondo, spesso adducendo come alibi l’irraggiungibilità degli obiettivi fissati dalle strategie europee e mondiali sull’ambiente e sulla neutralità climatica. Noi pensiamo invece – e i contributi di questo numero di Eutopica ci confortano – che la battaglia per la sostenibilità non solo sia necessaria e possibile, ma che proprio nelle città si giocherà nei prossimi anni la partita più interessante in termini di riduzione del rischio e anche di innovazione industriale e creazione di valori economici e sociali.
Come emerge bene dai contributi che pubblichiamo, dall’intensità degli sforzi dipenderà la traiettoria dei mutamenti climatici dei prossimi anni. E se il trend attuale di riduzione delle emissioni di gas serra è oggi ben lontano dall’obiettivo del contenimento dell’aumento delle temperature entro il 2050 a un grado e mezzo, e si proietta invece verso un catastrofico aumento di 2,7 gradi come media del secolo nel 2100, il dato positivo è che il lavoro in atto in tante città dimostra che l’obiettivo della neutralità climatica anche anticipata rispetto al 2050 e quello di un efficace adattamento ai mutamenti in corso non sono un’utopia ma sono concretamente raggiungibili. Perché questa opportunità non vada persa sono però necessarie alcune condizioni.
1) Servono risorse pubbliche aggiuntive: non si può pensare che solo gli investimenti privati, pure fondamentali, rendano possibile questa accelerazione. Da questo punto di vista l’assenza di volontà politica, sia in Europa che in Italia, per consentire e programmare questi investimenti, quantificabili tra i 200 e i 350 miliardi l’anno a livello dell’Ue, appare una vera e propria miopia, visto che si tratterebbe di risorse generatrici di crescita, competitività, equità e coesione sociale (senza le quali le azioni di mitigazione
sono impossibili). Un investimento che eviterebbe i costi ben maggiori della
non azione (basti pensare che in Italia il costo degli interventi necessari dopo
le catastrofi ambientali è quattro volte superiore di quanto oggi si spende sulla
prevenzione).
2) Serve stabilità e continuità nel tempo del quadro regolatorio e degli incentivi finanziari, perché ciò consente una programmazione, rende realistici obiettivi che hanno bisogno di una costanza pluriennale e non possono limitarsi ad accelerazioni una tantum, orienta i comportamenti dei cittadini e attira gli investimenti privati.
3) Occorre collocare gli interventi specifici di mitigazione e adattamento in un più generale processo di societal transformation e partecipazione attiva dei cittadini: è un terreno enorme di azione che le città sono particolarmente vocate a valorizzare, dalla riorganizzazione dei tempi e degli spazi della città, all’attivazione del potenziale delle reti comunitarie e solidaristiche connesse, ad esempio, alle comunità energetiche e agli orti urbani.
4) Va riconosciuto un ruolo alle città nella governance dell’azione climatica, visto che è proprio nelle aree urbane che le azioni di mitigazione e adattamento
sono più urgenti ed efficaci.
A Roma stiamo cercando di collocare le azioni di mitigazione e adattamento al centro della strategia di trasformazione della città e di mobilitare al massimo le energie sociali e civiche diffuse nel tessuto associativo e in quello economico. In primo luogo abbiamo ricostruito il quadro delle emissioni (59% dagli edifici, 34% dalla mobilità, 5% dai rifiuti, a cui va aggiunto il costo del trasporto dovuto all’assenza di impianti) e dei fattori di rischio (alluvioni e dissesto idrogeologico, siccità, ondate di calore, erosione delle coste) per individuare le priorità di intervento.
In secondo luogo, con l’approvazione del piano clima, del Climate City Contract e della strategia di adattamento climatico abbiamo indicato gli obiettivi generali e le strategie di intervento nei diversi settori, nel quadro più generale della visione della “città dei quindici minuti” basata non solo su un migliore trasporto pubblico, ma su una maggiore vicinanza dei servizi ai cittadini, una diffusa opera di digitalizzazione, e un maggiore coinvolgimento delle comunità territoriali. In terzo luogo abbiamo avviato l’implementazione delle diverse azioni. Con un investimento di oltre 40 milioni abbiamo avviato il più grande programma di forestazione urbana della storia di Roma con l’obiettivo di piantare 1 milione di alberi nella città metropolitana, di cui quasi 700.000 a Roma, realizzando 65 nuovi boschi per una superficie complessiva di 930 ettari, e 60.000 tra alberature stradali o nei parchi (complessivamente siamo già a circa 150.000 alberi piantati solo nel territorio di Roma Capitale). A questo si aggiunge il programma 100 parchi (di cui 9 fluviali), in corso di attuazione, e la diffusa opera di depavimentazione e di pedonalizzazione degli spazi urbani (a partire dalle nuove piazze giubilari), lo sviluppo della vocazione agricola di Roma anche con assegnazione di terre pubbliche e sostegno allo sviluppo degli orti urbani (uno dei quali, il Fosso delle Campanelle, è il più grande d’Europa).
Per quanto riguarda la mobilità stiamo rinnovando completamente il parco autobus con mezzi elettrici ibridi o a metano, realizzando tranvie e metropolitane, sviluppando l’intermodalità, realizzando 150 km di piste ciclabili da aggiungere ai 321 km esistenti e, in generale, favorendo la ciclopedonalità. Per quanto riguarda gli edifici siamo partiti dagli interventi di riqualificazione energetica in corso su 212 scuole, a cui seguiranno quelli sulle altre 1.000, e dalla promozione di comunità energetiche rinnovabili a partire dai tetti degli edifici pubblici. Infine, con il nuovo piano rifiuti e la realizzazione degli impianti e l’aumento del riciclo, abbatteremo del 90% le emissioni legate al ciclo dei rifiuti, mentre abbiamo avviato importanti investimenti per ridurre il rischio idrogeologico, contrastare quello della siccità, e ridurre l’impatto delle isole di calore urbano. Tutto questo è stato possibile anche grazie alle risorse aggiuntive derivanti dal Giubileo e dal Pnrr, senza le quali molte delle buone pratiche nelle città italiane ed europee richiamate nei contributi a questo numero non sarebbero state possibili.
Per completare le azioni e raggiungere tutti i nostri obiettivi diventa ora però essenziale la questione della continuità delle risorse nazionali ed europee per le aree urbane, senza cui nessuna città potrebbe dispiegare fino in fondo il potenziale contenuto nei piani e nelle azioni avviate. Nella nuova fase delle politiche climatiche che si è aperta, dunque, le realtà urbane
possono rivendicare un ruolo da protagoniste. Si tratta di un’istanza politica che ALI promuove con forza e che vede impegnata la nostra associazione con tante iniziative, a partire dalla Rete dei Comuni Sostenibili, diventata l’esperienza più estesa in Europa di monitoraggio volontario sulle politiche
ambientali. Un caso di vitalità dal basso, trasversale agli orientamenti politici delle amministrazioni, che rappresenta un esempio mirabile di ciò che ci proponiamo di fare anche con questa nuova iniziativa editoriale: creare connessioni tra diverse realtà urbane, condividere e stimolare azioni virtuose
di buona amministrazione, incidere sulle politiche nazionali ed europee. L’invito che faccio a tutti coloro che leggeranno questo primo numero di Eutopica è di
continuare a leggerci e contribuire alla vita di questa nuova rivista, ma anche, soprattutto, di abbracciare un progetto di partecipazione attiva che parta dalle città e contribuisca a trasformarle, curarle e migliorarle.
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Eutopica è un trimestrale di scienze urbane edito da ALI-Press srl, Società editoriale di ALI - Autonomie locali italiane Eutopica segnata al registro della stampa del Tribunale di Roma al numero 60/2025 con decreto del Presidente di Sezione del 5/6/2025. Il Direttore Responsabile è il Dottor. Valerio Lucciarini De Vincenzi.
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